
Considerazioni sui conservanti dei prodotti e perché alcuni non li sopporto proprio
Dove c’è acqua c’è vita, e a questa fondamentale legge non si sottraggono nemmeno i cosmetici.
A meno che non siano preparazioni anidre (olii o unguenti o polveri), nella stragrande maggioranza dei casi hanno l’acqua quale ingrediente primario; per evitare che diventino facile preda di batteri, muffe e lieviti che deteriorano il prodotto e rappresentano un rischio per la pelle e per la salute del consumatore, è necessaria l’introduzione in formula dei conservanti.
Questi, per la loro intrinseca natura biocida, non sono molecole da potersi valutare innocue, soprattutto in considerazione del contatto quotidiano, ripetuto per più prodotti, protratto negli anni del consumatore con i cosmetici, contatto che può far rischiare un accumulo che deve essere evitato di tali sostanze nell’organismo.
Ma perché il contatto con il conservante sarebbe visto come un evento da evitare?
Perchè in alcuni casi potrebbe dare allergia, oppure venire assorbito e depositato nei tessuti grassi del corpo (è il caso del triclosan).
Oppure è a base di sostanze che possono rilasciare formaldeide, molecola purtroppo PARECCHIO pericolosa.
Anche in risposta alle richieste dei consumatori più attenti a richiedere cosmetici maggiormente eco-dermo-compatibili, il formulatore deve porsi il problema della scelta di conservanti che soddisfino un migliore requisito di salubrità.
I sistemi di conservazione alternativi più usati:
– Aggiunta di alcool. Una percentuale di alcool al 15% basta a conservare un preparato, con la controindicazione che l’alcool è anche un forte solvente: sgrassa troppo la pelle. Per ovviare a questo spesso il preparato viene “tamponato”. Questo sistema è usato specialmente dai formulatori tedeschi.
– Si può rendere indisponibile l’acqua, legandola a qualcos’altro: un’elevata percentuale di glicerina o di sorbitolo può servire allo scopo; la soluzione può risultare efficace fino anche a migliorare la resa cosmetica specie nei detergenti, rendendone l’azione più delicata.
– Si possono usare dei solventi dalle proprietà batteriostatiche, come il pentylene glycol spesso assieme a butylene glycol.
Oppure ancora si possono usare degli estratti vegetali: olio di tea tree ad esempio, ottimo antibatterico e antifungino, ma dall’odore forte; mix appropriati di oli essenziali; la lonicera caprifolium dall’azione simile ai parabeni (che, a differenza di quanto si legge in giro sono da evitare ma non da demonizzare completamente: possono essere allergizzanti ma non si spingono oltre).
VELOCE LISTA DEI CONSERVANTI PIU’ UTILIZZATI NEI PRODOTTI IN COMMERCIO
- CESSORI DI FORMALDEIDE (decisamente rischiosi – da EVITARE)
Sodium hydroxymethylglycinate
Imidazolidinyl urea
Diazolidinyl urea
Quaternium-15 (anche condizionante)
Sodium hydroxymethylglycinate
- CESSORI DI NITRATI:
(pericolo per possibile formazione di nitrosoammine con composti quali TEA, MEA, DEA, MIPA).
2-bromo-2-nitropropane-1,3-diol
5-bromo-5-nitro-1,3-dioxane
- ALLERGIZZANTI FORTI:
Methylchloroisothiazolinone + methylisothiazolinone (kathon cg)
Triclosan
Composti di cloresidina (es. chlorexidine digluconate)
Methylchloroisothiazolinone + methylisothiazolinone
- ALLERGIZZANTI MEDI:
Phenoxyethanol
Propylparaben
Butylparaben
Benzyl alcohol
Dehydroacetic acid
Benzoic acid
- ALLERGIZZANTI BASSI:
Ethylparaben
Methylparaben
Pentylene glycol

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