
FBL – Sfatiamo un po’ di miti cosmetici? “Ipoallergenico”
Leggendo i commenti che mi arrivano, mi rendo conto che spesso, per vendere un prodotto, l’intelligente marketing delle case cosmetiche gioca letteralmente sul filo delle parole.
Non è corretto. È una dicitura di marketing.
Non esistono infatti delle precise linee guida o un disciplinare definito dal Ministero della Salute che definisca quali siano i test, i parametri, le restrizioni, le procedure e quant’altro per determinare che un prodotto possa veramente chiamarsi ipoallergenico.
Un esempio? Provate a leggere con attenzione gli INCI di alcuni dei prodotti che si autodefiniscono ipoallergenici e vediamo cosa ci trovate dentro.
Io ho visto, nella mia infinita ignoranza, centinaia di prodotti marchiati come “ipoallergenici” o “per pelli sensibili” che non contenevano una determinata sostanza allergenica (poniamo la più facile, il nickel), ma in compenso la formula era letteralmente piena di ingredienti discutibili, per essere gentili, e causava comunque allergie.
Ma non temete: siamo in “cattiva” compagnia. Anche la statunitense Food and Drug Administration ha dichiarato che: “Non esistono parametri standard o descrizioni che regolino l’uso del termine ipoallergenico. Il termine assume il significato che ogni singola azienda gli vuole dare”.
Questo perché nessuna sostanza è “a prova di allergia”. Le allergie dipendono dalla sensibilità e dall’anamnesi di ogni singolo individuo e si possono manifestare per qualsiasi componente.
Quando cerchiamo un prodotto, che ad esempio, non contenga nickel, non focalizziamoci solo sulla scritta “nickel tested” ma cerchiamo prodotti che siano nickel tested E abbiano un buon INCI. Altrimenti, dov’è il vantaggio?
Sono invece molto corrette le diciture che elencano o quali componenti non sono presenti nella formula, oppure per quali singoli componenti potenzialmente allergizzanti la crema è stata testata.
Le sostanze allergizzanti più comuni: prima fra tutte il nichel, al quale circa il 15-20% degli italiani ha qualche tipo di reazione.
Può essere presente un po’ ovunque (Perché? LEGGI QUI) ma soprattutto in mascara, ombretti ed eye-liner; alcuni conservanti (di cui abbiamo già parlato QUI), alcuni tensioattivi, alcuni profumi, alcuni siliconi, la lanolina, alcuni oli essenziali, perfino l’acqua… davvero, in linea teorica, si può essere allergici a tutto.
Come si manifesta la reazione avversa? Con irritazione, prurito, arrossamento, vesciche, desquamazione, in alcune circostanze sanguinamento; più raramente orticaria, o fotosensibilizzazione.
È fondamentale capire a quale componente si è reattivi o facendo il patch-test, oppure individuando da soli per esclusione la crema o il cosmetico che hanno scatenato la reazione ed eliminarli. In caso di dermatite, andate da un dermatologo o da un allergologo che vi curerà con apposite pomate medicate (purtroppo spesso cortisone, idrocortisone et similia, a seconda della gravità). Non fate da voi usando la crema che ha fatto tanto bene alla zia: le molecole sono diverse e vengono prescritte in base alle caratteristiche ed alla gravità dell’irritazione. Terminata la fase acuta si useranno creme lenitive e calmanti (pasta all’acqua o all’ossido di zinco).
Successivamente, potremo ricominciare a curare la pelle e truccarci tranquillamente usando cosmetici privi della sostanza a cui siamo allergici, che avremo finalmente individuato. E… occhio al veicolo!

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