
Cosa aspettarsi dal mondo del beauty nel 2019?
Come si differenziano i brand nell’affollatissimo mercato affollato della skincare? Ovviamente attraverso la ricerca seria di nuove formulazioni, ma anche attraverso l’uso di claim ben studiati.
I claim sono, per l’industria cosmetica, un fattore incredibilmente motivante per i consumatori e possono indurre ad acquisti più costosi del dovuto.
Ecco cinque nuovi concetti che potrebbero diventare i leit-motiv del 2019.
Dal concetto di “anti-invecchiamento” al concetto di “pelle sana”
La cura della pelle del viso è il settore più grande della categoria e ovviamente i claim pubblicitari legati a questo segmento vanno a toccare direttamente l’aspetto dei consumatori e al modo in cui i prodotti possono influire sul nostro volto.
Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento nell’atteggiamento dei consumatori nei confronti della messaggistica anti-invecchiamento, che ora è vista come negativa, in particolare perché la demografia globale si sposta verso una popolazione più anziana.
Il punto di non ritorno forse è arrivato nell’agosto dello scorso anno quando la rivista Allure, ovviamente prendendo spunto dal mio blog (hahaahhahah! scherzo, ovviamente) ha dichiarato che non userà più il termine anti-invecchiamento e ha dedicato un intero numero all’argomento usando il bellissimo volto di Helen Mirren in copertina.
Stiamo anche iniziando a vedere sempre più claim basati sul concetto di “pelle sana”, sull’aumento della luminosità e sull’adotare delle strategie di bellezza che non alterino ciò che siamo, ma che ci aiutino ad ottenere il meglio dalla pelle che abbiamo. Insomma, un approccio più olistico all’aspetto e alla bellezza nel suo complesso.
Una pelle giovane e impeccabile non è l’unico obiettivo finale, perché sempre più impariamo ad accettare i cambiamenti che gli anni portano.
Aspettatevi di vedere claim che includano termini come luminosità, effetto rugiada, splendore e, influenzati dall’ondata della Korean Skincare, “pelle di vetro”.
Un sondaggio Euromonitor nel 2017 ha confermato questo cambiamento, dimostrando che le due principali motivazioni di acquisto per la cura della pelle erano. “Per migliorare l’aspetto o la sensazione della mia pelle” e “Per una pelle dall’aspetto pulito e sano”, con le tradizionali affermazioni anti-età scese verso la settima e l’ottava posizione.
Naturale ed efficace
Fino a un decennio fa, i prodotti naturali venivano considerati da molti come meno ‘potenti’ degli equivalenti chimici. Tuttavia, stiamo assistendo a un drastico cambio di rotta nell’approccio e nel lessico utilizzato per pubblicizzare questi prodotti.
Ad esempio, Burt’s Bees ha presentato tre comparazioni durante la riunione annuale dell’American Academy of Dermatology del 2019, descrivendo dettagliatamente un confronto tra il prodotto del marchio e un prodotto sintetico e mostrando una prestazione superiore per conto del prodotto naturale in termini di riduzione degli arrossamenti, idratazione e funzione barriera.
Quindi aspettatevi di vedere i brand che producono skincare naturale rivendicare claim sempre più forti nei prossimi mesi, specialmente per quanto riguarda il potenziamento della pelle.
Difesa olistica: il fattore di protezione della vita
Una recente pubblicazione de L’Oréal ha descritto il concetto di ciò che gli autori hanno definito “The Skin Ageing Exposome”. “Exposome” era stato precedentemente utilizzato nel campo degli studi sulla salute ambientale ed è stato definito nel 2005 come la somma di ogni fattore a cui l’individuo è soggetto dal concepimento alla morte.
Il documento lo ha definito come: “L’esposizione all’invecchiamento cutaneo consiste di fattori esterni e interni e delle loro interazioni, che colpiscono un individuo umano dal concepimento fino alla morte, nonché la risposta del corpo umano a questi fattori che conducono all’invecchiamento cutaneo. ”
Sono stati identificati sette fattori chiave che contribuiscono a far invecchiare prematuramente la pelle: esposizione solare, uso di tabacco, temperatura, nutrizione, stress, mancanza di sonno e inquinamento.
Quindi, sta arrivando il momento di passare a un fattore di protezione della vita multi-fattoriale. Potenzialmente, un approccio basato su questionari potrebbe essere utilizzato per stimare l’ “exposome” di un consumatore e valutare la strategia più adatta alle esigenze della sua pelle.
Sono già disponibili app per telefoni cellulari che possono localizzarci geograficamente, consentendo sia il monitoraggio dell’inquinamento che dell’esposizione al sole. Esistono anche app per la misurazione del sonno e sono stati proposti metodi per monitorare l’assunzione nutrizionale semplicemente fotografando i pasti (!!!).
Ciò consentirebbe ai consumatori di monitorare la propria “exposome” personale e condividere i dati con il proprio dermatologo o estetista consentendo loro di suggerire un regime e una routine di cura della pelle completamente mirati e personalizzati, insieme a consigli su prevenzione e protezione dall’esposizione futura.
Effetti circadiani sulla pelle
I ritmi circadiani sono un tema caldo nella comunità scientifica e sono oggetto della ricerca vincitrice del premio Nobel 2017 da Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young. Questa area di ricerca è di crescente interesse per le aziende di skincare.
È stato dimostrato che ogni cellula del nostro corpo contiene geni “clock” e che le cellule della pelle esprimono queste proteine circadiane. La nostra pelle segue quindi un ritmo quotidiano e cambia la sua funzionalità in base all’ora del giorno.
Durante il giorno, l’obiettivo primario della pelle è quello di proteggersi, con lo spessore dello strato cutaneo al massimo e la proliferazione cellulare al minimo. Di notte la pelle è focalizzata sulla riparazione, con proliferazione cellulare, permeabilità della barriera, flusso sanguigno e penetrazione ai massimi livelli. Quindi sembrerebbe che di notte la pelle sia la più ricettiva per assorbire una formulazione che trasporta alti livelli di principi attivi.
Prepariamoci all’invasione di sieri notturni carichi di attivi che esprimono tutto il loro potenziale durante la notte per farci avere risultati ottimali alla mattina.
Cura della pelle delicata: il microbioma
Il microbioma cutaneo è un argomento quasi impossibile da evitare. Sebbene sia molto presto, l’industria sta già assistendo a lanci di nuovi prodotti che alludono e citano il microbioma. Il marketing di Aveeno per il suo Dermexa Daily Emollient mette a paragone una pelle sana dal microbioma bilanciato, con una pelle secca con un microbioma sbilanciato, che il prodotto dovrebbe riuscire a riequilibrare.
Probabilmente, verrà inizialmente comunicato ai clienti come una nuova svolta sulle formulazioni “delicate”, sulla falsariga di “così delicato che non influisce sulla flora batterica naturale della pelle.” Le affermazioni sull’efficacia cominceranno farsi sentire quando saremo più consapevoli dei benefici finali di questa nuova tecnologia per la cura della pelle.
Quindi…
Quindi nel 2019 assisteremo ad un passaggio dal concetto di invecchiamento al concetto di pelle sana; a un’affermazione sempre più forte dei prodotti naturali e quindi claim sempre più forti; a un approccio più olistico alla misurazione dell’invecchiamento cutaneo; a strategie di skincare sempre più personalizzate; a una riformulazione sempre più spinta delle creme da notte per sfruttare i ritmi biologici sonno/veglia e all’entrata sul mercato del concetto di microbioma.
Insomma… tempi divertenti per i creativi dell’industria della cosmesi!

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