
NEUROCOSMETICI O PRODOTTI SENSORIALI? Di Claudia Capanna – Tecnico Cosmetologo
Esistono veramente i neurocosmetici? Se sì, cosa sono,come funzionano?
I cosmetici sensoriali, pensiamo agli oli essenziali, all’aromaterapia, sono considerabili neurocosmetici?
Facciamo un po’ di chiarezza…
L’industria cosmetica si sta specializzando nella realizzazione di prodotti che non soltanto migliorano l’aspetto fisico di chi li utilizza, ma contribuiscono anche a generare sensazioni piacevoli, sia agendo direttamente sulle terminazioni nervose cutanee – come nel caso dei neurocosmetici propriamente detti – che stimolando l’attivazione dei recettori di vista, tatto, gusto e olfatto, come accade per i cosiddetti cosmetici sensoriali.
In entrambi i casi i benefìci psico-fisici che ne derivano sono tangibili e perfino misurabili.
I neurocosmetici non sono una realtà futuribile: diversi prodotti, già disponibili sul mercato, possono essere definiti tali.
Si pone subito il problema di descriverli: quali sono i neurocosmetici veri e propri e quali invece i cosmetici sensoriali, da qualche tempo assai reclamizzati perché agiscono sul corpo e sulla mente?
Secondo alcuni, se un prodotto topico non viene assorbito dai vasi del derma, non è tossico localmente e possiede un’attività sul sistema nervoso cutaneo o sui neurotrasmettitori cutanei, è indubbio: si può parlare propriamente di neurocosmetico.
È quindi possibile rispondere a problemi di bellezza agendo sul sistema nervoso cutaneo?
La risposta è sì, ma non si può parlare di neurocosmetici rivendicando soltanto un’azione lenitiva o rilassante, o un’azione generica di stimolo sulle sensazioni di tatto e di olfatto, poiché quest’azione si esercita a livello cerebrale centrale e non a livello neurocutaneo.
Si può quindi adottare la seguente definizione, più precisa della precedente: “un neurocosmetico è un prodotto che contiene uno o più principi attivi che agiscono sul sistema nervoso cutaneo, con effetti che o amplificano o inibiscono quelli dei neuro-trasmettitori o dei fattori di crescita nervosa, sempre a livello della pelle”.
Un cosmetico ad azione sensoriale, invece, agisce sui sensi (vista, tatto, olfatto, udito) e procura sensazioni piacevoli, oltre a possedere altri effetti misurabili sulla pelle, e comunque possiede anche un’azione di stimolo a livello del sistema nervoso centrale.
È dall’ inizio degli anni 90 che sono stati pubblicati dati scientifici sulla relazione tra le sensazioni di piacere e di benessere dovute all’ utilizzo di cosmetici e la stimolazione immunologica: ciò può essere spiegato tramite un meccanismo in cui lo stato psicologico genera dei segnali attivando alcune aree cerebrali che controllano le risposte del sistema nervoso autonomo e la secrezione endocrina.
La relazione tra pelle e sistema nervoso è attualmente uno dei grandi campi di ricerca della biologia cutanea: la cute è uno degli organi più innervati e contiene numerose terminazioni nervose libere, sia nel derma sia nell’ epidermide. In queste terminazioni sono presenti vari neurotrasmettitori di cui una sostanza denominata P è solo uno dei più conosciuti. Esistono poi contatti tra fibre nervose, cheratinociti e melanociti, ma anche con mastociti e cellule endoteliali.
Sono quindi mondi così lontani anima e corpo? No di certo: l’uomo possiede organi sensoriali che gli consentono di rispondere a stimoli esterni con modifiche di natura fisiologica, psichica, comportamentale o verbale, in una continua interazione tra ‘dentro’ e ‘fuori’.
Inoltre, la pelle di per sé (soprattutto quella del viso, che è la protagonista incontrastata degli aspetti relazionali nonostante rappresenti solo il 5 per cento della superficie cutanea) domina i rapporti sociali come punto focale di quella comunicazione che avviene tra le persone al di là delle parole: l’aspetto, l’espressione del volto ci informa istantaneamente sull’ identità sessuale, sull’ età, sullo stato di salute e anche, perché no, sulla personalità di un individuo.
L’AROMATERAPIA e Gocce di Benessere
“Ogni volta che, schiacciando il petalo di un fiore, una foglia, una parte qualsiasi di una pianta, si sprigiona un profumo, significa che si è liberato un olio essenziale.”
Il termine aromaterapia fu coniato nel 1928 da Gattefossé. Il fascino per le possibilità terapeutiche degli oli essenziali si risvegliò in lui in seguito alla casuale scoperta delle proprietà della lavanda, capace di guarire con rapidità una grave ustione sulla mano e favorirne la cicatrizzazione. Scoprì inoltre che molti oli essenziali erano più efficaci nella loro totalità, rispetto ai loro sostituti sintetici o ai loro componenti attivi isolati. La magia del fitocomplesso.
OLI ESSENZIALI
“Attraverso le essenze profumate possiamo entrare in contatto con la bellezza e l’unicità della creazione, traendone un senso di benessere interiore, e possiamo aprire le porte all’anima, stimolando l’impulso alla ricerca del senso della vita.”
Gli oli essenziali hanno caratteristiche molto particolari, dalle quali derivano la loro azione e la loro possibilità di utilizzo. Dato l’effetto immediato che producono sul nostro cervello e sulle funzioni di comando ai quali esso è preposto, ne deriva una regolazione degli eventi psicofisici.
Gli oli essenziali sono una miscela molto complessa di sostanze volatili aromatiche che vengono prodotte naturalmente dalle piante in piccole quantità. Nella maggior parte dei casi sono dei liquidi a temperatura ordinaria, volatili, di consistenza oleosa, più o meno fluidi, di odore aromatico. Essi sono poco solubili in acqua alla quale però trasmettono il loro aroma perché lievemente idrofili, mentre risultano solubili in alcool, etere e nella maggior parte dei solventi organici.
Sono particolarmente concentrati e si trovano in diverse parti della pianta: nei fiori (rosa), nella resina (incenso), nella corteccia (cannella), nelle radici (angelica), nella buccia dei frutti (limone), nelle foglie (eucalipto), nei frutti (finocchio), nel legno (cedro). Stimolano intensamente l’olfatto, in quanto si volatilizzano a temperatura ambiente.
Gli oli essenziali possono essere assorbiti dall’uomo essenzialmente mediante due vie: quella esterna (inalazione, bagni, assorbimento epidermico, massaggi, ecc.) e quella interna (assunzione orale).
Gli oli essenziali hanno origini antiche. Gli archeologi hanno rinvenuto un apparecchio per distillare di epoca mesopotamica, databile intorno al 3000 a. C. Anche gli egizi usavano le essenze, oltre 4000 anni fa, soprattutto quelle di cedro, cannella, tiglio, giglio, aneto, basilico e coriandolo per la mummificazione, in medicina e cosmesi.
Erano noti anche ai babilonesi, mentre i cinesi e gli indiani conoscevano sicuramente la tecnica di distillazione già ai primordi della loro storia e preparavano gli oli essenziali di rosa, andropogon ed altro.
I greci ed i romani approfittarono della conoscenza egizia in seguito alla conquista del regno e li utilizzarono all’interno delle loro famose e storiche terme, luoghi di pulizia ,rilassamento ,comunicazione di cui furono tra i più grandi fautori, con la costruzione di luoghi i cui resti sono famosi in tutto il mondo, arrivando a democraticizzarli con le terme pubbliche aperte anche al popolo.
Tuttavia gli oli, intesi come sostanze medicali, ricomparvero in maniera preponderante nel X secolo presso gli alchimisti e i medici arabi; si dice infatti che la distillazione sia stata scoperta dal famoso medico arabo Avicenna (980-1037). Gli arabi insegnarono poi quest’arte nelle università che fondarono in Spagna.
In Europa la conoscenza delle acque profumate e delle essenze arrivò anche grazie alle crociate e si espanse in tutto il continente; successivamente le invasioni mongole e turche portarono gli oli a scomparire nel buio per secoli.
Nel XVI secolo vi fu un rinascimento nell’area germanica.
Paracelso (1493-1541) grande medico ed alchimista ne sosteneva e ne diffuse l’uso medico.
Tra il 1500 ed il 1700 si scoprì come distillare e preparare medicamenti con ben oltre 114 oli essenziali diversi, con le relative prime descrizioni nei libri e tomi di erboristeria. Nutrono, puliscono, disintossicano, stimolano la circolazione sanguigna, non vanno mai usati puri, bensì diluiti in oli da veicolo; le basi, per legge, devono rappresentare non oltre il 3% dell’essenza.
Gli oli da veicolo sono: jojoba, semi di girasole, mandorle dolci, dattero, etc. scelti in base alla loro alta eudermicità (eu= simile, derma =pelle).
Chimicamente sono ricchi di terpeni, che conferiscono loro la caratteristica aromatica di ognuno e dal fenilpropano, un gas naturale che libera nell’aria i terpeni e li fa arrivare al nostro naso.
I terpeni presenti sono biomolecole che rappresentano i precursori degli steroli e del colesterolo, inoltre alcuni di questi contengono i terpenoidi cioè le vitamine liposolubili A D E K. Sostanze che si trovano all’interno dei cinque strati dell’epidermide.
Inoltre, in sinergia con gli oli da veicolo giusto(qui l’arte della natura incontra la tecnica), rappresentano i lipidi più affini a quelle classi chimiche dei lipidi intracellulari, ovvero acidi grassi essenziali, ceramidi e colesterolo.
Sono presenti nella cute in un rapporto ottimale tra loro, ma quando uno di questi non è più dominante ci troviamo di fronte a:
- Deficit di acidi grassi essenziali = cute senile.
- Deficit di colesterolo = dermatite atopica
- Deficit di ceramidi = dermatiti da contatto, pelle molto secca e/o xerotica.
Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che, applicando miscele non corrette, si possono separare gli strati lipidici intercellulari con conseguente permeabilità dello strato corneo. Il reintegro con l’olio essenziale in sinergia con l’olio di veicolo giusto, riporta equilibrio nella pelle.
Da sempre la bellezza viene descritta e raffigurata o paragonata alla natura,nella poesia :“I suoi occhi sono narcisi, rose le sue guance rosse, i suoi riccioli giacinti, la figura…un cipresso.” Nazikh
Il massaggio, un veicolo importante per pelle e capelli
Infinite le applicazioni in questo campo, non soltanto per la cura della pelle stessa, ma come mezzo di somministrazione per il trattamento di malattie generalizzate specifiche, in quanto si sfrutta la grande capacità del derma di assorbire gli oli essenziali. Svariati i benefici: azione antisettica, antinfiammatoria, fungicida, cicatrizzante, deodorante. Gli stessi effetti vengono sfruttati per capelli e mucose. Durante il massaggio aromatico, le particelle odorose dell’olio essenziale esercitano un effetto terapeutico sia grazie all’inalazione, sia attraverso l’assorbimento della pelle. Il processo di assorbimento prosegue anche dopo la fine del massaggio. Si scelgono gli oli essenziali adatti alle condizioni fisiche e al temperamento del paziente.
Il massaggio: il tocco della vita.
“Quando noi tocchiamo, veniamo toccati; iniziamo a compiere piccoli miracoli. Impariamo ad amare.”
Il massaggio è una forma di terapia antica e anche uno dei gesti più naturali che compiamo ogni giorno: qualora proviamo indolenzimento, ad esempio a una spalla, istintivamente andremo a frizionare, sfregare o “massaggiare” la parte del corpo dolente. Si tratta di un insieme di diverse manovre eseguite sul corpo per lenire dolori muscolari o articolari, per tonificare il volume di alcuni tessuti, ma anche per preservare e migliorare il benessere psichico, allentando tensioni e fatiche.
Le “virtù” del massaggio sono innumerevoli. Si può cominciare dal rilassamento che consente al nostro organismo di rigenerarsi, riequilibrando il sistema nervoso e ormonale, per passare, poi, in rassegna il lungo elenco di effetti positivi che questa tecnica apporta. Tra i benefici, in primo piano ci sono:
- Attenuazione dei segnali di tensione presenti sotto forma di crampi e spasmi muscolari.
- Potenziamento del sistema immunitario, grazie al fatto che il movimento e le contrazioni muscolari rappresentano un metodo efficace per far circolare il liquido linfatico (che elimina le tossine) all’interno dell’organismo.
- Miglioramento della circolazione, dal momento che i movimenti compiuti durante il massaggio consentono di spingere il sangue in direzione del cuore. Si favorisce lo scambio, a livello cellulare, del sangue contenente le tossine, con sangue nuovo ricco di elementi nutritivi.
- Eliminazione delle cellule morte e assorbimento di elementi che nutrono la pelle.
- Produzione di una sensazione di benessere dovuta al fatto di sentirsi accarezzati e coccolati.
Questo porta a riflettere su quanto siano importanti gli oli da veicolo, di cui abbiamo parlato prima e la loro scelta in base ad un parametro definito “Cascata sensoriale” .
L’olio viene scelto in base alle sue caratteristiche chimico/fisiche tali da prolungare la durata del massaggio che ha la prerogativa anche di sprigionare i componenti quali fenoli e chetoni degli oli essenziali. Le essenze ci portano dritti nelle braccia del puro piacere olfattivo che insieme alla piacevolezza tattile trasformano il massaggio in un viaggio sensoriale unico.
Immaginiamo questo viaggio, relax, profumo che si sprigiona nell’aria, musica di sottofondo, si attiva anche l’udito; pian piano il massaggio induce una maggiore penetrazione degli oli essenziali, già talentuosi su questo fronte…
ESISTONO MOLECOLE IN GRADO DI ENTRARE IN CONTATTO CON I NEUROTRASMETTITORI CUTANEI, STIMOLANDO LE FUNZIONI COSMETICHE?
I NEUROPEPTIDI
I neuropeptidi sono piccole molecole aminoacidiche utilizzate dai neuroni per comunicare tra di loro. Sono molecole che inviano segnali neuronali, influenzano specifiche attività del cervello e sono coinvolte in particolari funzioni nervose: la memoria, il senso d’appetito, l’apprendimento, ecc.
Essi sono espressi e rilasciati dai neuroni e mediano o modulano la comunicazione neuronale legandosi a specifici recettori. Il genoma umano contiene circa 90 geni che esprimono i precursori per i neuropeptidi.
Uno studio recente della dott.ssa Candance Pert ipotizza che i neuropeptidi possano fornire la chiave per una comprensione della chimica delle emozioni del corpo.
Essi mostrano di funzionare come una forma – recentemente scoperta – di comunicazione interna del corpo.
Il rapporto tra neuropeptidi e zone recettrici specializzate è stato assimilato a quello fra “chiave e serratura”. Essi fluttuano virtualmente in tutti i fluidi del corpo e vengono attratti solo da quei recettori specializzati, che – concretamente – corrispondono a determinate serrature. Ciò determina un sistema di comunicazione in cui i neuropeptidi “parlano” e i recettori “ascoltano”.
Dallo studio si evince come i neuropeptidi e i loro recettori siano una chiave per comprendere come la mente e il corpo siano interconnessi e come le emozioni possano manifestarsi attraverso il corpo. Maggiore è infatti la nostra conoscenza di queste molecole, più difficile risulta ragionare in termini tradizionali di mente e corpo. Ha molto più significato parlare di una singola entità integrata, un “corpo-mente”.
La cute, l’organo più esteso del nostro corpo, nonché organo di con-tatto, possiede molte terminazioni nervose, più di ogni altro organo del nostro corpo. Queste sono ricchissime in neuropeptidi, specialmente in Sostanza P e CGRP (Calcitonin gene related peptide). La cute, quindi, è così densa di queste terminazioni che è stato possibile descrivere tutte le connessioni nervose tra ogni singola cellula.
Ci sono contatti, infatti, tra fibre nervose, cheratinociti e melanociti, ma nonsolo: nel derma vi sono connessioni anche tra mastociti, cellule dendritiche e cellule endoteliali. Probabilmente lo scambio di mediatori avviene tra cellule di differente tipo.
I neuromediatori (che sono in tutto 25 nella cute) sono per lo più neuropeptidi, anche se vi è la presenza di neurormoni.
Vi sono molti legami tra cute e sistema nervoso:
- Legami anatomici: tra cellule endoteliali, terminazioni nervose, cellule dendritiche e mastociti ( che probabilmente sono i siti di origine dell’infiammazione cutanea) e tra fibre nervose e cellule di Langherans.
- Legami funzionali: vasodilatazione, secrezione sebacea, sudorazione, erezione del pelo sono tutte funzioni mediate dal sistema nervoso.
Le cellule della cute e del sistema immunitario sono provviste di recettori per uno o più neuro mediatori, questi ultimi possono avere diversi effetti : alcuni di essi inducono, per esempio, la proliferazione dei cheratinociti, altri la inibiscono.
L’NGF (nervegrowthfactor) induce la loro proliferazione e raramente la inibisce. L’MSH2 (ormone stimolante i melanociti) stimola la formazione della melanina; la β-endorfina favorisce la proliferazione dei cheratinociti e la produzione di citocheratina 16, che ha un importante ruolo nell’aspetto cutaneo. Gli effetti dei neuromediatori sui fibroblasti non sono ancora ben definiti, ma si è visto che le catecolamine e il neuropeptide Y influenzano la crescita degli adipociti.
Quando sono attive le cellule cutanee possono sintetizzare neuromediatori che agiscono sulle cellule nervose. Per esempio, i cheratinociti esprimono l’NGF e i suoi recettori, oppure, insieme ai fibroblasti, producono endorfine, POMC3 (proopiomelanocortina) e i suoi derivati (α-MSH, ACTH4, β-endorfina).
In base a questo si può affermare che la cute, il sistema nervoso ed il sistema immunitario siano strettamente collegati e si può quindi pensare ad un sistema “neuro-immuno-cutaneo”.
Torniamo al titolo di questo articolo…
NEUROCOSMETICI O PRODOTTI POLISENSORIALI?
È possibile risolvere problemi cosmetici agendo sul “sistema nervoso cutaneo”? Ripetiamo quanto scritto nelle prime righe dell’articolo che, a questo punto, vi sarà più chiaro. Se un prodotto topico non viene assorbito dai vasi del derma e non è tossico, ma ha un effetto sulle terminazioni nervose cutanee o sui neuromediatori della cute, può essere considerato un neurocosmetico.
Questo prodotto può andare ad agire sulla pelle secca, grassa o sensibile, sulla caduta dei capelli, sulla cellulite; può essere attivo per contrastare l’invecchiamento o l’iperidrosi, ma anche l’eritema, la rosacea e per prevenire i danni dati dall’esposizione al sole.
Un prodotto non può essere in ogni caso considerato un neurocosmetico se dà solamente un effetto rilassante o lenitivo, o agisce in maniera polisensoriale stimolando tatto e olfatto, perché questo tipo di sensazioni nascono nel cervello e non a livello cutaneo.
Per essere efficiente ed efficace a livello “neurocutaneo”, bisogna utilizzare direttamente i neuro mediatori o sostanze che facilitino il rilascio di questi ultimi.
Non vi è tuttavia una specifica regolamentazione per questi prodotti: si sta proponendo di individuare come neurocosmetici quei prodotti che contengano almeno una sostanza che agisce sulle terminazioni nervose cutanee, o che stimoli o inibisca gli effetti dei neuromediatori. Inoltre bisogna che i cosmetici che abbiamo un effetto reale sulla pelle.
A tal proposito esistono alcuni esempi di molecole realizzate sul filone di questa strategia di trattamento cosmetico, per la rugosità cutanea, per le pelli sensibili, per prodotti corpo.
Il loro meccanismo si basa sempre sull’inibizione del rilascio di neurotrasmettitori Ca2+ dipendenti dai neuroni, si tratta sempre di sostanze con un profilo di sicurezza di impiego compatibile con l’uso cosmetico. Sono i peptidi.
Peptidi
Rappresentati da classi di molecole di varia struttura si suddividono in:
- ACETIL-ESAPEPTIDI: peptidi di sintesi che modulano il rilascio di neurotrasmettitore(test in vitro)-
- DIPEPTIDE DIAMINOBUTYROYL BENZYLAMIDE DIACETATE: tripeptide di origine sintetica che agisce a livello della membrana post-sinaptica come antagonista recettore della membrana nicotinica dell’acetilcolina.
- LIPOPETIDI: famiglia di molecole di sintesi in cui la catena di un acido grasso (cetilico,palmitico) è legata ad una sequenza aminoacidica . A queste strutture è attribuito un duplice effetto: stimolazione del rilascio di messaggeri del rilassamento muscolare ed attenuazione del rilascio di messaggeri della contrazione muscolare (troverete un approfondimento sui peptidi in questo articolo di Simona)
CONCLUSIONE
Esistono brevetti interessanti, con test in vivo e vitro, ma da alcuni INCI di prodotti potete constatare però una cosa, che riporta alla mia posizione sul concetto di strategia formulativa cosmetica.
Il Formulatore Cosmetico deve avere competenze trasversali: Chimica,Chimica farmaceutica, Biologia, Fisiologia, Anatomia.
Questo perché ritengo che la Cosmetologia sia una materia multidisciplinare che implica nella sua “messa in pratica” un doppio approccio mentale.
Quello più RAZIONALE, dettato e guidato dall’emisfero sinistro del cervello e quello più CREATIVO, dettato e guidato dall’emisfero destro del cervello.
Immaginate il Formulatore come una specie di cuoco che, all’interno del suo laboratorio, dirige una squadra di professionisti specializzati in diverse discipline (si proprio come in una grande cucina: se stellata, ancora più organizzata e controllata).
I suoi ingredienti sono sostanze adatte alla pelle.
Con questi mette a punto una vera e propria ricetta, con l’aiuto di tutta l’equipe, quindi già contaminata da fattori multidisciplinari.
Partendo da fattori quali concetti ideali di percezioni, attività e sicurezza sceglie questi ingredienti e ne elabora i rapporti dando luogo ad un mix imprevedibile. Conferendo una certa funzionalità, capace di conquistare i sensi.
Il cosmetologo assaggia in primis su di se il prodotto, poi sui componenti della squadra ed infine viene sottoposto alle procedure obbligatorie, che non è detto determinino cambiamenti ulteriori alla ricetta.
In base alla mia esperienza professionale in diverse aziende cosmetiche, trovo errato approcciare la formula in modalità troppo razionale: non ci sono letture prettamente razionali in un INCI, ma nemmeno prettamente creative, o di natura per così dire “legislativa”, quantunque questo sia un fattore necessario.
Nel prodotto cosmetico non è possibile una distinzione netta tra principi attivi ed eccipiente (veicolo). Al contrario degli eccipienti farmaceutici, il veicolo non è inerte né estraneo all’attività cosmetica, viceversa vi vi contribuisce modificando in gran parte le proprietà della pelle e delle sostanze che esso trasporta.
Dunque, quando su un prodotto si leggono in INCI ingredienti come:
- α –bisabolo
- acido glicirretico
- estratti d’alga
- flavonoidi o glucosidi derivati dal Ginkgo
- glucooligosaccaridi
- vitamine
- oli essenziali
- caffeina, escina (neuromediazioni autonome)
- Palmitoyl Tripeptide-5 e Tripeptide-1
- Acetyl hexapeptide-8 (Argirelina)
- Pentapeptide-18
- Acetyl tetra peptide-2
Il risultato della combinazione tra le sostanze non è dato dalla media pesata delle proprietà dei singoli ingredienti, ma da qualcosa di più diverso. Il prodotto finale e le sue proprietà sono dipendenti da molte variabili, che interagiscono l’una con l’altra e si influenzano a vicenda.
Sto parlando infatti di una SINERGIA di competenze che il Formulatore cosmetico di un laboratorio (o una figura diversa, marketing scientifico/trainer), deve avere in un’azienda perché deve portare alla scelta della migliore sinergia degli ingredienti attivi per unire funzionalità diverse che insieme possano trasformarsi in un’efficacia mirata, efficacia ed applicazione che deve saper essere COMUNICATA con un’integrità professionale ed intellettuale, con adeguata tecnica di linguaggio a seconda di chi ci troviamo di fronte; questo farà la differenza nel riuscire ad essere capita e sposata da noi consumatori e quindi venduta.
BIBLIOGRAFIA
-Università Cattolica del Sacro Cuore: Laurea triennale in Scienze e Tecnologie Cosmetiche Tesi “ Cosmesi ed innovazione, dalla pelle al cervello”, Riccio Eleonora. Relatore Prof.ssa Scesa Carla – Correlatore Prof. Carmignani M.
-Manuale del Cosmetologo – Cap. 7/4 Trenti Reginetta ; Cap. 11/2 Fracassi Pasquina. Ed. Tecniche Nuove.
– Profumi Celestiali – Susanne Fischer – Rizzi. Ed. Tecniche Nuove.
-Manuale del Cosmetologo seconda edizione- Strategia per l’innovazione formulativa- Luigi Rigano. Ed. Tecniche Nuove.
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